Mercati & Finanza

Il Blog di Ida Pagnottella

 

LA NUOVA ERA DI INFLAZIONE CRESCENTE

Nell’articolo precedente abbiamo visto come, nel tempo, l’idea di investimento sia profondamente cambiata, soprattutto in relazione a un attaccamento quasi “malinconico” agli investimenti degli anni ’80.
Abbiamo anche visto che inseguire investimenti “sicuri” e garantiti non è sempre la scelta giusta, poiché queste garanzie hanno un costo che si riflette sui rendimenti.
Infine, abbiamo visto come diversificare un portafoglio sia importante per non avere nel proprio pacchetto di investimento prodotti simili e con andamenti correlati.
Proseguiamo ora con un approfondimento sull’inflazione e sul perché le strategie di investimento debbano cambiare quando l’inflazione è crescente, a differenza degli ultimi decenni in cui è stata calante o stabile.

Inflazione che cambia, correlazioni che cambiano

Dopo 40 anni di inflazione in discesa e circa 10 anni di inflazione a livelli minimi, molti investitori, per lo più giovani, non si preoccupano affatto della perdita di potere di acquisto. Eppure potremmo essere all’inizio di una nuova fase di inflazione crescente.

Grafico 1: le fasi di inflazione crescente dal 1949 al 1982, e di inflazione decrescente dal 1982 al 2020. (dati Bloomberg)

di discesa, il tasso di crescita della quantità di moneta disponibile è tornato a crescere da pochi mesi, raggiungendo livelli massimi che non vedevamo dai primi anni ‘70.
Nel grafico seguente, vediamo in verde la quantità di moneta disponibile nei paesi G7, ed il tasso di inflazione in blu; la linea rossa è la differenza tra il PIL nominale ed il PIL reale, linea correlata al tasso di inflazione.
Da marzo 2020 la quantità di moneta disponibile nel sistema è esplosa: un valore paragonabile solo al periodo 1970-1972.
Durante la crisi del 2008, nonostante le banche centrali siano intervenute con il lancio del Quantitative Easing, si sono create riserve bancarie senza l’effetto di far crescere la quantità di moneta disponibile al sistema economico e dunque nemmeno far salire l’inflazione.


Di fronte alla crisi attuale, invece, sono intervenuti i governi con spesa fiscale, finanziata non da emissioni di titoli di Stato ma tramite la concessione di prestiti bancari garantiti dallo Stato. Questo semplice dettaglio cambia le prospettive per la creazione di moneta nel sistema: dopo 40 anni di inflazione in discesa, avremo una nuova fase di inflazione in salita. Le strategie di investimento che hanno reso di più negli ultimi anni potrebbero deludere in futuro, mentre alcune strategie di investimento che hanno sotto-performato negli ultimi decenni dovrebbero diventare quelle vincenti nei prossimi anni.

Come è stata aumentata la quantità di moneta nell’economia reale
In quasi tutti i paesi G7 ci sono politiche di crediti bancari garantiti dallo Stato. Se lo Stato emettesse titoli per finanziare opere pubbliche, appunto, non ci sarebbe l’effetto monetario espansivo e non ci sarebbero effetti sul tasso di inflazione. Probabilmente vedremo l’inflazione in crescita, forse oltre il 4% entro il 2021, e dunque anche un PIL nominale in crescita.

La velocità di circolazione della moneta nell’economia reale
Per far sì che salga l’inflazione, non è sufficiente che il credito bancario cresca, la moneta deve anche circolare: deve essere scambiata più volte. Per intenderci, la velocità della moneta è il numero di volte che un euro o un dollaro viene usato in media per acquistare beni e servizi nell’arco dell’anno.

Fino al mese di giugno di quest’anno, la velocità della moneta era ai minimi storici assoluti: durante il periodo di lock-down la moneta non poteva effettivamente circolare e se i dati che riguardano il periodo estivo (che saranno comunicati presto) dovessero indicare una normalizzazione della velocità della moneta, la previsione di vedere l’inflazione nel 2021 potrà ritenersi confermata.

Perché i governi vogliono che inflazione salga
Il debito mondiale pubblico e privato rispetto al PIL mondiale è ai massimi storici assoluti. In una situazione recessiva come quella attuale, un tale peso di debito diventa insostenibile, in quanto il PIL scende ed il rapporto sale ancora di più. L’unico modo per evitare default a catena è quello di far crescere l’inflazione senza far crescere i tassi di interesse sul debito, in modo da ridurre il peso reale del debito rispetto al PIL.
Per far sì che i tassi di interesse non salgano, come sarebbe naturale, gli Stati dovranno in futuro introdurre misure di repressione finanziaria e controlli sui movimenti di capitale.

Le strategie di investimento in uno scenario di inflazione crescente
La sfida, per i prossimi anni, sarà quella di mantenere il potere di acquisto del proprio patrimonio, consapevoli del fatto che non sarà possibile farlo tramite investimenti in obbligazioni. La repressione finanziaria comporta la compressione dei tassi di interesse ben sotto il livello del tasso di inflazione. I tassi di interesse saliranno, le obbligazioni scenderanno di prezzo, ma ci saranno misure di repressione finanziaria per far sì che i tassi rimangano sotto il livello di inflazione (saranno quindi tassi di interesse reali negativi).

Per quanto riguarda il mercato azionario, bisognerà fare molta selezione. Le regole di investimento valide nei periodi di inflazione decrescente (cioè dal 1982 ad oggi), non saranno efficaci nel periodo di inflazione crescente in arrivo nei prossimi decenni.
Nel periodo di inflazione crescente dal 1966 al 1982, mentre il mercato obbligazionario non permetteva di tenere il passo con l’inflazione, il mercato azionario ha avuto un andamento laterale, con saliscendi importanti. Questa fase laterale è terminata nel 1982, quando la banca centrale statunitense è intervenuta, facendo partire la fase di inflazione decrescente che si sta concludendo oggi.

Grafico 3: mercato azionario USA dal 1965 al 1982

I portafogli bilanciati, così popolari oggi (azioni + obbligazioni) funzionano benissimo nei momenti di inflazione decrescente, mentre possono diventare strategie poco ottimali nelle fasi di inflazione crescente.

A destra riporto la correlazione tra il mercato azionario ed il mercato obbligazionario dal 1759 ad oggi.

Il mercato azionario e obbligazionario in genere sono correlati, cioè salgono e scendono insieme. Solo nei periodi di inflazione decrescente, come ad esempio alla fine del 1800, e dal 1982 ad oggi, osserviamo che i mercati si muovono in direzione opposta. Il portafoglio bilanciato, in altre parole, riduce il rischio solo nei periodi di inflazione decrescente, e non negli altri periodi.

Le misure di repressione finanziaria
Gli Stati che hanno elevati livelli di debito rispetto al PIL saranno costretti a creare inflazione e ad applicare misure di repressione finanziaria se vogliono svalutare il peso del proprio debito rispetto al PIL.

Creando moneta ed inflazione, il PIL nominale tornerà a crescere: per far scendere il peso del debito rispetto al PIL, gli Stati molto indebitati saranno costretti quindi ad implementare, come accennato, misure di repressione finanziaria, e cioè potranno obbligare gli investitori istituzionali in particolare (fondi, fondi pensione, banche, assicurazioni) ad acquistare i titoli di Stato e tenere i tassi di interesse al di sotto del livello di inflazione, così da svalutare il peso del debito pubblico nel tempo. Se la situazione lo richiede, lo Stato può anche punire i privati che non comprano i titoli di Stato, come avviene già in Italia (i titoli di Stato sono tassati al 12,5%, mentre il resto subisce una tassazione più elevata, ad esempio).

Obbligando gli investitori istituzionali a comprare titoli di Stato, si manterrebbero i prezzi elevati ed i tassi di rendimento al di sotto del tasso di inflazione. Di conseguenza, questa politica causerebbe una decrescita del rapporto debito / PIL e farebbe perdere potere di acquisto agli investitori.

Le misure di repressione finanziaria possono essere comunque molto varie; ecco l’elenco di tutte le misure applicate nel periodo 1950 - 1982:

  • Obbligo di acquistare titoli di Stato;
  • Tassazione elevata di qualsiasi investimento che non sia titoli di Stato;
  • Limiti massimi imposti sugli affitti applicabili agli immobili;
  • Tassazione elevata sui guadagni derivanti da immobili;
  • Tassazione elevata sui guadagni derivanti da investimenti esteri;
  • Impedimenti (tasse di registro, ecc.) che rendono difficile l’acquisto di oro fisico;
  • Impedimenti a portare il proprio patrimonio fuori dal Paese.

Dovremmo con buona probabilità aspettarci misure di repressione finanziaria a partire dal 2021 o 2022 in poi, nei paesi con debito elevato (pubblico e privato), perciò in molti paesi dell’Eurozona ed anche nel Regno Unito, ormai prossimo alla Brexit.
È possibile tutelarsi legalmente con strategie di diversificazione alternative, ed è possibile ovviamente anche guadagnare in uno scenario del genere, implementando strategie su misura in base alla propria situazione, obbiettivi e mentalità.
Il mio consiglio è quindi quello di informarsi con cura riguardo alle possibili strategie da implementare per i propri investimenti, rivolgendosi a professionisti del settore ed evitando di cadere preda dello “spauracchio” psicologico che tiene i risparmiatori lontani dagli investimenti stessi.
Tenendo i propri soldi fermi in conti deposito o similari si rischia solo di farne calare il valore, vista l’inflazione prospettatasi dopo la pandemia.

DISCLAIMER:
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Le informazioni ed ogni altro parere resi nel presente documento a cura di Ida I. Pagnottella, consulente finanziario autonomo, sono riferiti alla data di redazione del medesimo e possono essere soggetti a modifiche. Non sono da considerare come consigli di investimento. Ida Pagnottella non può essere ritenuta responsabile per eventuali danni, derivanti anche da imprecisioni e/o errori, che possano derivare all’utente e/o a terzi dall’uso dei dati contenuti nel presente documento. I pareri espressi nel documento prescindono da qualsiasi valutazione del profilo di rischio e/o di adeguatezza e sono da intendersi come servizio accessorio di consulenza generica ai sensi del Testo Unico della Finanza, Decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, aggiornato con le modifiche apportate dal Decreto legislativo n. 107 del 10.8.2018. I commenti sono redatti a titolo esclusivamente informativo e non costituiscono in alcun modo prestazione di un servizio di consulenza in materia di investimenti, né costituiscono un servizio di sollecitazione all’investimento in strumenti finanziari. Nel caso in cui il lettore intenda effettuare qualsiasi operazione, è opportuno che non basi le sue scelte esclusivamente sulle informazioni indicate nel presente documento; sarà utile considerare la rilevanza delle informazioni ai fini delle proprie decisioni, alla luce dei propri obiettivi di investimento, della propria esperienza, delle proprie risorse finanziarie e operative e di qualsiasi altra circostanza.
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